Chissà
quante volte ogni giorno, mentre camminiamo seguendo i nostri pensieri,
poggiamo i passi sopra i tombini metallici, di quelli che danno accesso
al buio e umido mondo sotterraneo. Un mondo di cavi, di tubi, di canali
di scarico maleodoranti. Un mondo sempre assolutamente simile a sé
stesso, in qualunque grande città, in ogni continente. Abitualmente
non poniamo alcuna attenzione a questi luoghi nascosti alla vista:
non ve n'è alcuna necessità, tranne quel minimo colpo d'occhio che
serve a non inciamparci. Sono anche finiti i tempi in cui quei tombini,
lasciati distrattamente aperti, diventavano delle trappole per gli
ignari pedoni: quante gag comiche sono state costruite su questa situazione!
Uno di questi tombini, uno tra le tante migliaia di anonimi tombini
in una grande città, suscitò la curiosità di un giovane, qualche anno
fa. Non si trovava nel suo paese, quel giovane. Lui è francese, e
camminava per le vie di Bucarest.
Forse è stata proprio la particolare attenzione del turista a far
sì che nascesse in lui la voglia di capire cosa fosse quell'ombra
che sgattaiolava dentro un tombino. Sembrava un essere umano. Sembrava
proprio un piccolo essere umano.
Turista forse è un termine improprio: Miloud
Oukili a Bucarest ci si trovava soprattutto per motivi di lavoro.
Un lavoro strano ed antico, il suo. Un lavoro di quelli che difficilmente
le mamme augurano ai proprio figli. Vi immaginate una giovane donna
che, rivolgendosi verso il figlioletto, orgogliosamente esclamasse
"mio figlio da grande farà il clown?"
Eppure proprio questa è stata la scelta di Miloud: fare il clown.
E sono passati esattamente dieci anni da quando il giovane clown francese,
in Romania per portare la sua arte ed imparare quella della grande
tradizione dell'est, vide una piccola ombra entrare in un tombino
e sparire nel buio mondo sotterraneo.
Miloud sollevò anch'egli la lastra metallica posta sul marciapiede
e seguì quell'ombra, che troppo sembrava somigliare a quella di un
bambino.
Si turò il naso e scese dentro, stando bene attento a non finire nel
fiume di melma che scorreva lì sotto, e a non litigare con gli ospiti
tradizionali di quei luoghi, cioè i topi. Un rapidissimo susseguirsi
di emozioni attraversò la sua mente. La cosa più difficile da accettare,
per lui, fu quella di rendersi conto che quelle putride gallerie sotterranee
nascondevano una umanità disperata e giovanissima. Non ne fuggì spaventato,
o disgustato, ma volle ancora capire, e gli occorse un bel po' di
pazienza per farsi accettare da quei personaggi che abitavano sottoterra.
Illuminati dalle fioche luci delle candele si avvicinarono a lui gruppetti
di giovanissimi esseri umani. Alcuni erano proprio bambini, di pochissimi
anni di età. Altri più grandicelli, nella fase conclusiva di una adolescenza
che fino ad allora non doveva essere stata un granché, dato che la
stavano trascorrendo nelle fogne. Fecero la faccia dura contro quel
giovane alto e magro, solo di pochi anni più grande, che aveva osato
avventurarsi nel loro sporco e misero mondo. Ma i clown, si sa, non
si lasciano intimidire, abituati come sono ad essere bistrattati.
E Miloud, da buon clown, lasciò che a parlare per lui fosse la sua
arte. Di fronte a quei volti impauriti ed allucinati, di fronte alle
intenzioni aggressive di chi ha paura che un altro venga a sottrarre
quel nulla umido e maleodorante che rappresentava comunque la loro
casa, il francese ficcò rapidamente le mani nella tasca e vi estrasse
la sua arma migliore: un pezzetto di plastica rosso, il suo strumento
di lavoro. Il naso rosso del clown. E allora non ci fu bisogno di
parole: parlarono i gesti, i sorrisi, le piroette, i giochi di prestigio.
Parlò la commozione improvvisa di trovarsi di fronte a una umanità
reietta e nascosta, che sopravviveva nelle fogne. La parte più bella
e delicata dell'Umanità: i bambini, i cuccioli dell'uomo. Topi e ragazzi
talmente mischiati insieme che fu difficile per il clown distinguere
gli uni dagli altri dai rumori che provenivano da quelle caverne.
La commozione si trasformò in arte, probabilmente nel più bello spettacolo
nella vita del clown Miloud, e quei ragazzi e quei bambini lo accolsero
tra loro. Quell'uomo magro e scattante col suo grande naso rosso riuscì
rapidamente a conquistare l'ammirazione dei piccoli: ha saputo illuminare
le notti di Bucarest con gli ampi getti di fiamme lanciati dalla sua
bocca di mangiafuoco, ha saputo impressionare i bambini con la sua
abilità di giocoliere, e li ha fatti ridere con la maestrìa del suo
essere clown. Chi erano, chi sono questi bambini abbandonati? Più
di mille ragazzini senza alcuna speranza che non fosse quella di una
vita di stenti, senza casa e senza istruzione, fuggiti dagli orfanotrofi
o da famiglie talmente povere per le quali la scomparsa di una bocca
da sfamare non ha rappresentato certo un dramma. Bambini e adolescenti
maltrattati, già sfruttati da adulti senza scrupoli, che hanno preferito
la via del buio alle percosse ed alle violenze quotidiane. Tanti,
tantissimi: più di mille giovani anime. Cosa poteva fare un clown
per loro? Come poteva sfamare 1000 bambini, da solo, in una situazione
sociale nella quale era pressoché impossibile chiedere assistenza?
Cosa poteva fare se non insegnare loro la sua arte? E così è stato.
Prima ha condiviso con loro l'esperienza sotterranea, ed ha iniziato
a tramutarli in acrobati e giocolieri, abili nel truccarsi e nel suonare
strumenti. Ha insegnato loro ad accettare sé stessi e a divertire
gli altri. Ha restituito vita e dignità a centinaia di ragazzi. Poi
Miloud ha dato vita alla fondazione Parada, con lo scopo di raccogliere
fondi e vita per questi bambini. E' riuscito a provvedere alla sistemazione
di alcuni presso famiglie, ma soprattutto ha insegnato loro l'arte
dello spettacolo e la dignità del lavoro. In pochi anni ha ottenuto
questi risultati:
· 600 ragazzi oggi frequentano un centro sociale
diurno e ricevono assistenza e formazione.
· 300 ragazzi ricevono regolarmente assistenza sociale e sanitaria
di emergenza mediante un centro di soccorso mobile che gira di notte
per le strade di Bucarest.
· 100 tra bambini e ragazzi sono stati reintegrati o a scuola o nella
loro famiglia.
· 20 ragazzi hanno trovato una professione ed un lavoro.
· 60 ragazzi fanno parte della troupe che propone spettacoli in Romania,
Francia e Italia per sensibilizzare l'opinione pubblica.
· 10 collaboratori rumeni e 5 volontari stranieri sono stati formati
come educatori per il recupero dei ragazzi.
· 30 ragazzi sono alloggiati in tre appartamenti sociali autogestiti
che costituiscono il primo nucleo di una rete di case-famiglia.
· Gli organi di informazione di tutto il mondo si sono occupati di
quest'uomo e del suo straordinario impegno.
Ma un'altra grande qualità del francese è stata quella di raccontare
la sua esperienza a persone di grande sensibilità, che hanno unito
i propri sforzi per dare vita ad un progetto di solidarietà. Crea
in Francia la
Fondazione Parada, che è stato il primo strumento organizzativo
per raccogliere gli aiuti per i giovani di Bucarest. Nel nostro Paese
Coopi ha lanciato l'iniziativa
"L'Italia che sorride ai ragazzi di Bucarest", raccogliendo
fondi e organizzando esibizioni per Miloud e i suoi ragazzi. Assistere
ad uno di questi spettacoli significa compiere un'intensa esperienza
emotiva e didattica, e così è stato per centinaia e centinaia di studenti
italiani. Con la speranza che in futuro siano sempre meno i bambini
costretti a vivere con i topi e come i topi, in qualunque parte del
mondo.